In “Edward Hopper – Desiderio e attesa” (editore Àncora) l’autore Andrea Dall’Asta scrive di uno dei più grandi artisti americani del secolo scorso, un personaggio schivo ed introverso che ha rappresentato nelle sue opere l’uomo del XX secolo.
I quadri di Hopper rappresentano scene di vita quotidiana ed appaiono inafferrabili, misteriosi suscitando un fascino particolare.
Le immagini dei suoi dipinti restano impressi nei nostri occhi anche in quelli di coloro che non lo conoscono come artista, come ad esempio in “GAS” dipinto nel 1940 che raffigura una pompa di benzina in un pomeriggio assolato o nel famosissimo “Nighthawks” un olio su tela del 1942, dove si vede un bar semivuoto con pochi avventori seduti al bancone.
Dall’Asta scrive una biografia particolare dove si intrecciano la vita e le opere di Hopper andando oltre la visione della solitudine espressa dai suoi personaggi; un’artista agitato che ha fatto dell’inquietudine il centro della sua ricerca artistica.
Hopper è un uomo complesso che va oltre il cubismo e il futurismo alla ricerca di quella luce che circonda la materia. Nella sua pittura è presente il valore della luce che egli esalta con competenza.
I personaggi dei suoi quadri appaiono soli, immobili nella luce, osservando il mondo che cambia come fossero in attesa di un messaggio.
Dall’Asta nel libro su Hopper magnifica il valore spirituale dell’attesa. L’uomo è da sempre in attesa di qualcosa con stati d’animo che spaziano dall’impazienza all’ansia, alla fiducia.
L’attesa è il tempo che scorre scandito dal ticchettio di un orologio così come è tempo interiore, personale.
È il tempo sospeso dove tutta la vita è attesa come per la gestazione, l’adolescenza, l’età adulta, la morte.
Tutto ciò contrasta con il mondo di oggi dove domina l’urgenza del fare, come afferma il filosofo francese Jean-Luc Nancy «oggi abitiamo ovunque sempre di fretta senza farci coinvolgere».
Senza sapere più attendere passiamo da un evento all’altro divorando il tempo, approfittando di ogni occasione ci si presenta.
Con i suoi dipinti Hopper, con l’uso che fa della luce e dei personaggi in attesa lascia un testamento spirituale, dove l’epopea della frontiera americana cede davanti alla coscienza individuale.
Il confine diventa una porta di casa, una finestra dove luce e attesa diventano i protagonisti della scena invadendo gli spazi quotidiani. Hoper dipinge il momento in attesa di qualcosa che deve accadere, cattura la luce cristallina dell’attimo sospendendolo tra un passato conosciuto ed un futuro ignoto.
La luce ci rende visibili, desiderati; l’Artista dipinge la nostra coscienza che nel silenzio attende la visita di qualcuno e attendere significa essere disposti ad essere trovati.
I quadri di Hopper rappresentano l’attesa di un messaggio di luce e di salvezza. L’attualità delle sue opere appare evidente in un mondo che vive tra minacce e paure dove scienza e politica appaiono incapaci nel dare risposte concrete.
La luce nel mondo sembra spegnersi e si osserva il prevalere di una oscurità individuale del tutto e subito.
Hopper con i suoi quadri chiede di aprirsi alla luce a quella profezia di salvezza che ancora ci fa desiderare di attendere che qualcuno ci raggiunga e che qualcosa possa accadere. Infine che quel messaggio di luce giunga ad illuminare le nostre coscienze.
Andrea Dall’Asta, “Edward Hopper – Desiderio e attesa”, pagg. 206, 37.00 euro, editore Àncora